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Calangianus, Chiesa delle Grazie
Time in Jazz 2009

 

Quello del 2009 è stato il mio primo Time in Jazz analogico.

Era la prima volta che portavo la Contax al festival, così per l’occasione avevo messo in borsa anche il 200mm, rinunciando spavaldamente all’aura di purezza fotografica conferitami dal fedele e più discreto 50mm. Ad ogni modo, quel teleobiettivo Zeiss era il mio lasciapassare nel mondo dorato dei cavoli (fotografici) degli altri. Così per tutta la mattina, prima e dopo il solo di Richard Galliano ho scattato i miei migliori ritratti di sempre, foto vicinissime di persone bellissime (e lontanissime). Un trionfo.

Tra queste c’era la foto di una ragazza molto bella e molto colorata, vista da lontano, poi sparita, poi riapparsa mentre giocava con due ciuffi d’erba col ponpon*.

Clic. Foto. Evviva.

Però.

(C’è un però.)

C’è che preso dall’euforia del momento e, soprattutto, dalla mia poca dimestichezza dell’epoca con le macchine a pellicola, avevo pensato bene di cambiare rullino senza riavvolgere quello appena finito, aprendo la macchina in pieno giorno. Applausi.

C’è anche che qualche tempo dopo avevo parlato delle 6 foto superstiti a Marta, che dal mio racconto prima e dalla foto poi aveva riconosciuto (visto che il mondo è piccolo, specie ai festival) la sua amica Marcella Carboni, arpista jazz illuminata ed ospite del festival, a cui io nel frattempo non ho mai detto ciao, ma che in seguito sono tornato a sentire altre volte, una anche all’alba.

Così imparo a farmi i cavoli degli altri, ecco.

 

* in seguito Caterina mi ha spiegato che si chiama Lagurus Ovatus, ora saprei essere più preciso, ecco.