Visto che da due mesi circa sto passando i miei fine settimana ad Alghero, impiego buona parte del mio (poco) tempo libero passeggiando tra la città vecchia, il porto e le vie del centro storico.
Specie durante le prime settimane, una delle mie missioni è stata quella di avvistare degli algheresi che parlassero algherese.
L’algherese, per quanto ne so, è una variante del catalano parlato anticamente in città. Capita ancora di sentirlo parlare agli anziani per strada, oppure al bar, se sei fortunato. Dopo varie ricerche, il mio punto di ascolto preferito è la casetta bianca che ospita i bagni del porto. Un posto facilmente riconoscibile lungo il molo, per la concentrazione di panchine e sedie accatastate, da spostare all’occorrenza al riparo dal vento o dal sole.
È stato così che qualche settimana fa, mentre passavo vicino a quello che mia zia chiama Il Senato, sentendo discutere animatamente di palamiti e massimi sistemi algheresi mi sono fermato con fare affatto sospetto ed ho registrato qualche minuto di preziosa conversazione sui lampi e la marina.